Ciao, sono Devid e in questo video voglio parlare di uno dei più grandi misteri della scienza e della filosofia.
In che cosa consiste la coscienza?
In qualche modo, in ognuno dei nostri cervelli, l’attività combinata di molti miliardi di neuroni, ognuno una piccola macchina biologica, genera un’esperienza cosciente.
E non un’esperienza cosciente qualsiasi, ma la tua esperienza conscia, proprio qui ed ora.
Ma Come succede?
Rispondere a questa domanda è cruciale, perché la coscienza, per ognuno di noi, è tutto ciò che c’è.
Senza questa non sapremmo di esserci, non avremmo una identità.
Quando soffriamo, soffriamo coscientemente, che sia per una malattia mentale o per un dolore.
E se noi possiamo provare gioia e sofferenza, che dire degli altri animali?
Possono essere anche loro coscienti di se?
E visto che i computer diventano sempre più veloci e intelligenti, forse arriveremo a un punto, non troppo lontano, in cui il mio iPhone svilupperà il senso della propria esistenza.
Neuroscienziati del calibro di Anil Seth, dell’università di Brighton, in inghilterra, vedono questo scenario abbastanza improbabile.
Questo perchè le ultime ricerche in campo neuroscientifico ci dicono che la coscienza ha meno a che fare con l’intelligenza pura e più con la nostra natura di organismi che vivono e respirano.
La coscienza e l’intelligenza sono cose molto diverse. Non devi essere intelligente per soffrire, ma probabilmente devi essere vivo.
Forse avrai sentito dire che la scienza non sa nulla su come il cervello e il corpo diano origine alla coscienza.
Ma negli ultimi anni c’è stata un’esplosione di lavori scientifici in quest’area per spiegare quali sono le proprietà della coscienza?
Cosa dovrebbe provare a spiegare la scienza della coscienza?
Pensiamo alla coscienza in due modi diversi.
Ci sono le esperienze del mondo attorno a noi, pieno di immagini, suoni e odori, c’è un film interiore, multisensoriale.
E poi c’è la coscienza di sé. L’esperienza specifica di essere te o essere me.
Iniziamo dalle esperienze del mondo intorno a noi
Immagina di essere un cervello. Sei chiuso in un teschio d’osso, e provi a capire cosa c’è là fuori nel mondo. Nel teschio non c’è luce. Non c’è nemmeno rumore.
Tutto quello che hai sono correnti di impulsi elettrici collegate solo indirettamente alle cose del mondo, qualsiasi esse siano.
Il cervello non sente i suoni e non vede la luce. Ciò che percepiamo è l’ipotesi migliore di quel che c’è là fuori nel mondo.
Lasciate che vi faccia un paio di esempi di tutto questo.
Forse hai già visto quest’effetto ottico…
Se guardate queste due caselle, A e B,
dovrebbero sembrarti di due diverse gradazioni di grigio, vero?
Ma in realtà sono della stessa gradazione.
E posso fartelo vedereSe metto qui una seconda versione dell’immagine e unisco i due quadri con due strisce grigie, puoi vedere che non c’è differenza.
È esattamente lo stesso grigio. Allora, quello che succede è che il cervello sta usando le sue conoscenze acquisite, formatesi in profondità nei circuiti della corteccia visiva, secondo cui un’ombra scurisce l’aspetto di una superficie ed è per questo che vediamo B più chiaro di quel che sia in realtà.
Quindi, invece di dipendere dai segnali che arrivano al cervello dal mondo esterno, la percezione dipende dalle ipotesi che crea il cervello su ciò che vede.
Non percepiamo solo passivamente il mondo, lo generiamo in modo attivo.
E per quanto riguarda la coscienza di sé?
Quello che i neuroscienziati stanno scoprendo è che l’esperienza di essere se stessi, è un’allucinazione controllata, generata dal cervello.
Sembra un’idea molto strana, vero?
Le illusioni ottiche possono ingannare gli occhi, ma come posso essere ingannato da quel che è me stesso?
Per molti di noi, l’esperienza di essere una persona è così familiare, così reale e continua che è difficile non darla per scontata.
Ma non dovremmo darla per scontata. Quello che crediamo essere noi stessi è in realtà l’esperienza di essere una persona continua e particolare nel tempo, formata da una ricca serie di ricordi e interazioni sociali.
Molti esperimenti mostrano, e gli psichiatri e i neurologi lo sanno bene, che i modi diversi in cui sperimentiamo l’essere noi stessi possono tutti andare in pezzi.
Questo significa che l’esperienza generica di base di essere un sé unico, è una costruzione del cervello piuttosto fragile.
Ma allora, Il cervello come genera l’esperienza di essere un corpo e di avere un corpo?
Si applicano gli stessi principi. Il cervello fa la sua ipotesi migliore su cos’è, o non è, parte del suo corpo.
C’è un bell’esperimento di neurobiologia che ti piacerà molto.
A differenza di tanti esperimenti di neurobiologia, questo si può fare anche a casa.
Hai solo bisogno di un braccio di gomma e di un paio di pennelli.
Nell’illusione della mano di gomma, una delle mani reali della persona è nascosta alla vista, e la mano finta di gomma gli viene posta davanti.
Poi si pennellano simultaneamente entrambe le mani mentre la persona fissa la mano finta. Dopo un po’ la maggior parte della gente è portata ad avere la stranissima sensazione che la mano finta sia effettivamente parte del proprio corpo.
L’idea è che la corrispondenza tra il vedere il e il sentire il contatto su un oggetto che sembra una mano e si trova dove la mano dovrebbe essere, per il cervello è una prova sufficiente per fare l’ipotesi che la mano finta faccia parte del corpo.
Cosi, nel momento in cui quella stessa mano finta viene schiacciata da un martello, la persona si spaventerà, credendo di essere appena stata colpita alla mano vera.
Ciò significa che anche l’esperienza del nostro corpo è una specie di allucinazione controllata dal cervello.
Interessante vero?
Ma C’è ancora una cosa….
Noi non viviamo i nostri corpi solo come oggetti nel mondo dall’esterno, li viviamo anche dall’interno.
Tutti noi proviamo il senso di essere un corpo dall’interno.
I segnali sensoriali che vengono dall’interno del corpo continuano a dire al cervello cose sullo stato degli organi interni, come va il cuore, com’è la pressione sanguigna, un sacco di cose.
Chiamiamo interocezione questo tipo di percezione, che viene piuttosto trascurata.
Ma è decisamente importante, perché la percezione e la regolazione dello stato interno del corpo è quello che ci mantiene in vita.
L’esperienza di avere un corpo è profondamente radicata nella percezione del nostro corpo dall’interno.
Percepire il corpo dall’interno è molto diverso che percepire il mondo attorno a noi.
Quando mi guardo intorno, il mondo sembra pieno di oggetti, tavoli, sedie, mani di gomma…
Anche il mio stesso corpo nel mondo, posso percepirlo come un oggetto dall’esterno.Ma le mie esperienze del corpo dall’interno, non sono assolutamente così.
Non percepisco i miei reni qui, il mio fegato qui. Non percepisco il mio interno come oggetti.
In effetti, non li percepisco molto a meno che non facciano male.
E questo è molto importante, perchè ci fa comprendere che l’esperienza più basilare di essere un organismo con un corpo, è profondamente radicata nei meccanismi biologici che ci mantengono in vita.
Quando seguiamo quest’idea nel suo percorso, iniziamo a vedere che tutte le nostre esperienze consce, originano dall’impulso basilare di rimanere vivi.
Allora fammi mettere insieme le cose passo dopo passo.
- Ciò che vediamo consciamente dipende dall’ipotesi migliore del cervello su cosa c’è fuori.
- Questo vuol dire che la nostra esperienza del mondo va da dentro a fuori, più che da fuori a dentro.
- L’illusione della mano finta mostra che questo vale per l’esperienza di ciò che è, o non è, il nostro corpo.
Quindi l’esperienza del mondo attorno a noi, e di noi nel mondo, è una serie di allucinazioni controllate che si sono formate in milioni di anni di evoluzione per mantenerci in vita in mondi pieni di pericoli e opportunità.
Vi lascio con tre implicazioni legate a tutto ciò.
Primo: Grazie a queste ricerche, possiamo constatare che l’idea di essere un Io è un’ illusione creata dal cervello, cosi come lo è l’esperienza che abbiamo del mondo esterno.
Secondo: Noi siamo animali biologici di carne e sangue le cui esperienze consce sono determinate a tutti i livelli dai meccanismi biologici che ci tengono in vita.
Infine, Il nostro sé individuale e i nostri mondi sono unici per ognuno di noi, ma si fondano tutti sui meccanismi biologici che condividiamo con molte altre creature viventi, attraverso un campo di coscienza che permea qualunque cosa esista.
Con un senso di comprensione più ampia arriva un senso di più grande meraviglia e la realizzazione che siamo parte di un tutto indivisibile, seppur ci appaia come separato da noi.
Siamo alla fine… se ti è piaciuto l’articolo lascia un commento, condividilo sui social e iscriviti al canale su youtube.
Io Ti auguro una buona giornata…
Un abbraccio
Devid