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Una vita tranquilla sembra un’opzione che solo gli sconfitti prenderebbero in considerazione.
La società sembrerebbe lodare solo quelli che adottano modi di vivere attivi, dinamici e indaffarati.. rumorosi.
Chi clicca veloce, chi chiama per primo, chi fa di più e chi non è mai fermo.
Sembra normale, ma non lo è.
Vivere una vita tranquilla è visto al pari di camminare sotto la pioggia.
In parte, è perché quelli che fanno vite tranquille vengono dalla parte meno abbiente della società: gente pigra, ignorante, disagiata, inconsapevole, persone che sembrano non aver mai capito come organizzare gli affari nella propria vita.
Una vita tranquilla sembra proprio qualcosa di imposto dall’incompetenza, la conseguenza dell’incapacità di saperci fare nella vita.
Eppure, quando esaminiamo da vicino le cose, le vite indaffarate spesso si traducono in costi alti, sorprendentemente alti, che spesso ignoriamo.
I difetti della vita indaffarata
Per cominciare, abbiamo un controllo molto limitato sul nostro tempo.
Una volta raggiunta una certa posizione nella società, potremmo essere in grado di chiudere una fabbrica in India grazie alla nostra autorità e di essere ascoltati con tremante rispetto all’interno della nostra azienda.
Ma ciò che non possiamo assolutamente fare è ammettere che siamo anche estremamente stanchi, e vorremmo solo passare il pomeriggio a leggere un libro sul divano.
Non possiamo più esprimere i nostri lati più spontanei, fantasiosi e vulnerabili.
Lungo la strada, diventiamo sconosciuti a coloro che ci amano al di fuori della nostra ricchezza e status.
I nostri figli vedono meno di noi, i nostri coniugi diventano finti; possiamo possedere tutta la ricchezza del mondo, ma magari sono già passati dieci anni dall’ultima volta che abbiamo avuto la possibilità di non fare nulla per un giorno con qualcuno che amiamo.
I benefici di una vita tranquilla
La persona più famosa nella storia dell’Occidente era uno molto interessato ai benefici che possono venire fuori da una vita tranquilla.
Nei Vangeli, Gesù dice ai suoi discepoli di non portarsi niente per il lungo viaggio… niente pane, niente borsa, niente soldi…ma indossare sandali e un tunica leggera.
Il cristianesimo apre uno spazio vitale nella nostra immaginazione facendo una distinzione tra due tipi di povertà: ciò che definisce “povertà volontaria” da un lato, e “povertà involontaria” dall’altro.
Il successo di una vita semplice
Siamo, a questo punto della storia, così fissati sull’idea che la povertà deve essere sempre involontaria, e quindi il risultato di una mancanza di talento o soldi.
Ma non possiamo nemmeno immaginare che potrebbe essere il risultato della libera scelta di una persona intelligente e competente basato su una valutazione razionale di costi e benefici.
Potrebbe essere sinceramente possibile per qualcuno di decidere di non accettare un lavoro meglio retribuito, non pubblicare un altro libro, non cercare una casa più grande.
Forse andrebbe chiamata sobrietà, moderazione, semplicità, perché l’individuo che agisce in questo senso non è connesso per forza alla mancanza di denaro, ma bensì ad un esame dei possibili benefici e delle complicazioni, scegliendo di non volersi complicare la vita.
Esempi di vita semplice
Uno dei momenti centrali della storia cristiana risale al 1204, quando un giovane ricco che conosciamo oggi come Francesco d’Assisi, rinunciò volentieri ai suoi ricchi beni: un paio di case, una fattoria e una barca.
Non lo fece per costrizione esterna; sentiva solo che avrebbero interferito con altre cose che desiderava davvero di più: un’occasione per contemplare gli insegnamenti di Gesù, per onorare il creatore della terra, per ammirare i fiori e gli alberi, e per aiutare i più poveri della società.
Il sapore della semplicità
Forse allora Il sapore della vita starebbe nell’apprezzamento dell piccole cose, delle cose semplici.
Ogni grande artista ha provato a ricordarcelo con dipinti, poesie, musiche, che la vita vera è quella nella quale ritorniamo ad assaporare le cose semplici che viviamo quotidianamente.
Non è la corsa verso il successo, non sono i milioni in banca, non sono gli obiettivi che raggiungiamo e non è lo status sociale.
Che vita scegliere?
Ci sono oggi tutte le condizioni, per ognuno di noi di intraprendere determinate carriere che portano con sé prestigio e riconoscimento degli altri.
Questo non significa necessariamente che dobbiamo o dovremmo seguire queste possibilità.
Quando arriviamo a conoscere il vero prezzo esatto di alcune carriere, potremmo lentamente renderci conto che in realtà non siamo disposti a pagare per la paura, gli inganni la competizione e lo stress e le poche relazioni che ne conseguono.
I nostri giorni sono limitati su questa terra.
Lo sapeva bene il buon Tiziano Terzani che dopo una vita spesa a raccontare guerre come corrispondente in oriente, lasciò tutto e si trasferì nelle colline toscane nella semplicità ed in mezzo alla natura.
Con tutta sincerità penso che ognuno di noi debba seriamente riflettere su queste cose. Forse ambire alla popolarità, al successo e ad una vita veloce e sempre piena di cose da fare potrebbe non essere il miglior modo di vivere.
Forse possiamo, per amore della vera ricchezza, volentieri e senza perdita di dignità, scegliere di vivere questa vita con meno, ricominciando ad apprezzare le cose semplici.
Questo è quello in cui crediamo noi di Expanda, una community di individui semplici, ma anche unici. Unisciti a noi!
Ormai nessuno ha più tempo per nulla. Neppure di meravigliarsi, inorridirsi, commuoversi, innamorarsi, stare con se stessi. Le scuse per non fermarci a chiedere se questo correre ci rende felici sono migliaia, e se non ci sono, siamo bravissimi a inventarle.
Tiziano Terzani