“Viviamo in una società competitiva che scatena rivalità senza esclusione di colpi. E il comportamento aggressivo come un modello per farsi largo nella vita.” SERGIO QUINZIO
Siamo in tanti a sperare in un cambiamento nel mondo. Un cambiamento nel modo che abbiamo di stare su questo pianeta. Inquinamento, corruzione, burocrazia, disuguaglianze, razzismo, consumismo, ricerca spasmodica del profitto, giudizio e paragone tra le persone, individualismo, pregiudizi, ingiustizia, sofferenza, povertà..
Se guardiamo questo mondo con occhi giudicanti, sarà impossibile non volerlo cambiare..
Si, ma come?
Io ho passato gli ultimi 10 anni a chiedermelo e a fare ricerche sull’argomento.
Come è possibile cambiare veramente le cose?
Veramente, dico!
Non quei cambiamenti temporanei o isolati. Non un bonus a fine mese che ti faccia stare zitto per un altro pò. Non dei piccoli contentini intrattenitivi che solitamente vengono dati alle masse per tenerle quiete.
Questo è quello che succede oggi nella società del comfort, dove persone con la pancia piena non hanno più la fame di voler cambiare il mondo.
Io parlo di vero cambiamento.
Questo vuol dire eliminare tutte le cose che ho elencato prima e non solo: sovvertire l’estrema competizione sostituendola con la collaborazione e sostituire le divisioni di classe e le disuguaglianze con pari opportunità a tutti e senza eccezioni.
Come si può fare?
Cominciamo col dire che è successo e continua a succedere in tutto il mondo. Voglio dire che il cambiamento è l’unica vera costante. Non c’è dubbio a riguardo. Il problema è in quanto tempo avviene questo cambiamento?
Ci sono rivoluzioni a destra e manca proprio mentre parliamo. Guerre civili, lotte per far cadere dittatori, proteste e manifestazioni. Le abbiamo viste in un passato recente e ne vedremo altre in futuro.
Ma non è di questo che parlo.
Le rivoluzioni di quelle da scendere in piazza servono ad un certo tipo di popoli che sono ancora profondamente schiavi di dittature o di governi militari autoritari. In quei casi la rivoluzione di piazza è necessaria. Gli individui si stanno svegliando da un coma molto profondo e si può comprendere che sentano la necessità di scaricare il proprio dissenso contro qualcuno, come segno della loro presa di consapevolezza..

In mia visione, per gli occidentali questo non dovrebbe più essere il modo di cambiare la società, sebbene continuiamo a vedere tante manifestazioni e scontri in piazza in tutto il mondo occidentale.
Lo stesso vale per quelli che divulgano notizie online o fanno video per invitare la gente a ribellarsi. L’attitudine è sempre la stessa. Una ribellione che esplode in reazioni istintive e in comportamenti di massa, che come ho già spiegato in altri video, sono comportamenti irrazionali, illogici e precondizionati, come quelli di chi crea scompiglio nelle città, spacca vetrine o da fuoco ai cassonetti.
Non sono d’accordo! Manifestare in piazza serve Devid!
Si. Serve. Ma fino ad un certo punto. Serve a scaricare le proprie emozioni di rabbia e non accettazione. Serve per scaricare la ribellione adolescenziale, che fa parte ancora di molte persone. È chiaro che la maggior parte delle persone è mossa dalle proprie emozioni ed è pacifico che lo sia.
Quello che mi chiedo è: serve, nel mondo di oggi, ribellarsi in piazza??
Io penso di no. reagire non è mai una strategia. Fino a quando continueremo a pensare che ci sia qualcuno da combattere la fuori, non faremo altro che confermare di essere vittime.
Cosa diciamo invece di chi fa informazione in tv e online?

Sono sempre di più i siti che fanno informazione online e l’ammontare di informazioni disponibili vanno da un estremo all’opposto della realtà. È lodevole ed importantissimo il lavoro dei giornalisti, eppure anche questo modo di cambiare la società è limitato. Serve, ma è limitato.
Perché?
Perché l’individuo medio che assorbe notizie ufficiali o alternative non ha le capacità di interpretare in modo neutro ciò che viene detto. Così, invece di rimanere centrato su se stesso valutando le notizie con spirito critico e auto conoscenza, tende a crederci ad occhi chiusi, generando conflitto e divisione in sé e nel confronto con gli altri.
Si finisce tutti contro tutti.
- Vaccinisti contro antivax
- Sinistra contro destra
- populisti contro liberali
- pro immigrazione e contro immigrazione
- pro euro e no euro
- pro aborto e contro l’aborto
La società si divide sempre di più, senza che le parti riescano a sedersi ad un tavolo per confutare i reali dati di fatto. No. rimaniamo solo capaci di convincerci fortemente della nostra ragione, scagliandoci sempre modello ariete contro chi non è d’accordo con noi.

Mi sembra chiaro che sia il modello, in realtà, profondamente errato!. Non sappiamo comprenderci, capirci. non sappiamo comunicare e finiamo sempre a dibattere. Può essere questo un buon campo nel quale piantare una società sana?
No
Quindi neanche la migliore divulgazione di conoscenza, sebbene utile e indispensabile, se libera ed indipendente, riesce a cambiare le sorti della nostra società. Fa parte del processo, ma non è l’agente diversificante.
Allora cosa?
Vedi… il mondo è fatto di persone. Tante persone uniche ed irripetibili. Se non si può cambiare la società in massa, allora l’unica alternativa possibile è quella di cambiare la società, individuo per individuo.
Cosa vuol dire questo?
Te lo lascio dire dal nostro amico Nelson:
“Una delle cose più difficili non è cambiare la società, ma cambiare te stesso.”
NELSON MANDELA
Mandela, come tutti i più grandi saggi del passato, aveva afferrato che non si può cambiare la società se non si cambia se stessi.

Questo vorrebbe dire che in te c’è un frammento della responsabilità di come vanno le cose nel mondo. Un frammento in te, uno in me e in ognuno degli abitanti di questo pianeta, che agglomerandosi generano le dinamiche di ogni paese, e quindi aspetti positivi e negativi, che non sono altro che uno specchio di come ognuno di noi, in linea generale, si comporta nella propria vita.
Questo sta a significare che la responsabilità di come vanno le cose è ugualmente distribuita su tutti gli abitanti del pianeta. Finché la maggior parte della gente si aspetta che qualcosa cambi nel mondo, continueranno ad aspettare, poiché i soli che possono cambiarlo sono loro.
E no Devid! Quelli al potere hanno più potere di me, quindi decidono per altri.
Si. In un certo senso si, ma zoomando indietro si può vedere che anche il politico, il banchiere o l’imprenditore filantropo ricoprono un ruolo in base alle proprie competenze, così come un verduriere che ha deciso di fare il verduriere, il politico ha lavorato per essere politico.
Ognuno decide quale tipo di responsabilità prendersi a carico. Grande o piccola, abbiamo tutti in mano le redini del mondo. Incolpare un leader non ha mai senso, poiché a quel leader, tramite elezione o altro, è stato permesso di scegliere per tutti, perciò non ce ne si può lamentare.
Invece la maggior parte della gente finisce con l’accordarsi alle vite degli altri pensando solo per se stesso e lamentandosi del governo, del sistema, delle finanze, ma senza mai fare niente.
E ma cosa posso fare da solo? mica è facile!
Ciò che serve è conoscersi.
Se la tua vita è un disastro, se la società è un disastro lo dobbiamo solo al fatto che non ci conosciamo. Siamo un insieme frammentato di convinzioni e il risultato dei condizionamenti esterni, delle nostre limitazioni e dello status quo. Non ci conosciamo, perciò non conosciamo neanche il mondo, e una persona che non conosce entrambi, non può fare altro che vivere in un corpo di adulto, ma nella psicologia di un tredicenne.
“La società è organizzata non tanto dalla legge quanto dalla tendenza all’imitazione.”
J Krishnamurti
Il grande maestro Krishnaji diceva bene. La società è formata più che da individui, da formiche impaurite e incapaci di scegliere in modo autonomo.
Per questo diventiamo vittime della società. Non conoscendoti, non sai chi sei, cosa vuoi, cosa sei qui a fare, cosa ti da gioia e cosa è veramente importante nella vita.
Di conseguenza, in modo automatico una volta finita la scuola entri nel mondo del lavoro come quando si inserisce un nuovo ingranaggio in una scatola del cambio e cominci a funzionare in modo meccanico e inconsapevole.
Cosa può venire fuori da un agglomerato di miliardi di persone che non si conoscono e agiscono in modo meccanico ripetendo gli stessi schemi over and over again??
Non può venir fuori altro che un mondo pieno di conflitti e diviso, come la psicologia del cittadino medio.
Quindi?
Quindi se vuoi avere qualche speranza di cambiare la società, prova a partire dalla società che conosci meglio: la tua personalità.
Proprio come una società, è frammentata in destra e sinistra, in pro o contro, in paura e piacere. Ti spinge prima a destra e poi a sinistra e in questo movimento c’è perenne conflitto.
Se vuoi cambiare il mondo, comincia a conoscere chi sei. Tutto il resto sono ribellioni adolescenziali da superare.
Solo conoscendo te stesso potrai coltivare degli occhi sempre più capaci di guardare il mondo in maniera neutra e trasparente. Allora magari svilupperai una visione chiara di ciò che puoi fare tu per essere il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.

Diventerai tu il cambiamento perché avrai conosciuto ciò che sei qui a fare, chi sei qui ad aiutare, quali talenti puoi mettere al servizio del mondo e come puoi influenzare le persone che ti stanno attorno tramite le tue azioni che fungono da esempio per gli altri.
Allora non avrai solo scoperto ed espanso te stesso, ma avrai dato modo ad altri di fare lo stesso.
Mi auguro che tu possa accogliere il messaggio di questo video e prendere seriamente in considerazione la possibilità di cominciare un percorso di crescita personale e spirituale per conoscere te stesso ed esprimere il tuo reale potenziale.
Io sono Devid, fondatore e formatore dell‘ambiente Expanda.
Ti aspetto dentro!
Buona giornata.
Non devi perdere fiducia nell’umanità. L’umanità è un oceano; se poche gocce dell’oceano sono sporche, l’oceano non diventa sporco.
(Mahatma Gandhi)