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Il tuo lavoro non ti renderà felice

Il tuo lavoro non ti renderà felice
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Il tuo lavoro non ti renderà felice

In questo articolo vorrei spiegarti perchè il tuo lavoro non ti renderà felice, perché non esiste e perché si trova solo nella tua mente.

All’età di 18 anni uscivo dalle scuola superiori con la qualifica di meccanico, perito meccanico (lo dico alla James Bond che fa figo).

Dopo un misero tentativo di entrare all’università di architettura di Milano, per la quale non fui ammesso, mi buttai nel “mondo del lavoro”. Si il mondo che è li pronto per sbranarti, o almeno è cosi che ci si sente ai tempi.

Si prova un timore gigantesco verso quel momento nel quale ci confronteremo con la realtà delle cose, uscendo definitivamente dal grembo familiare.

Cosi cominciai con la prima fabbrica a stampo militare e devo ammettere che hai tempi non ero pronto per quello che mi sarebbe successo.

Nella mia ignoranza post-adolescenziale mi ritrovavo con una personalità naive in tutti i sensi. Credevo infatti di poter vivere il posto di lavoro allo stesso modo della scuola, ma mi sbagliavo di grosso.

Incontrai subito la realtà delle cose e soprattutto feci conoscenza di tutte quelle parti di me che erano li per disincantarmi e per farmi vedere quanto la realtà fosse nuda e cruda. Quella stessa che da li a poco si sarebbe scagliata contro di me.

Nel giro di 3 anni cambiai 3 lavori, licenziato da ognuno di essi per ovvie ragioni di ribellione verso l’autorità e mancato rispetto dell’energia da fabbrica.

Si, ero un ribelle e forse lo sono ancora oggi a 10 anni di distanza da quel primo lavoro. Questo fu uno dei motivi che mi spinse a cominciare il mio percorso di ricerca esteriore/interiore.

Capii subito che quel film visto a scuola (Matrix) aveva qualcosa di vero. La società al lavoro era una società che applicava un certo numero di metodi, schemi, sistemi per far si che le personalità potessero collaborare tra di loro. Ebbi chiaro da subito quanto quel video di Charlie Chaplin fosse veritiero e terrrificante allo stesso tempo.

Non ci riuscivo. Non riuscivo a sottostare ad orari, alle grida del capo, alle occhiate dei nonni dell’azienda ed alla competizione di quelli entrati con me come nuova forza lavoro.

Per qualche strano motivo mi era tutto chiaro. Sapevo che tutto era una invenzione, una maschera, un gioco.. proprio come una giostra, come dice Bill Hicks.

Ma a me, quella giostra, non piaceva proprio.

Cosi presi baracca e burattini e partii per l’estero. Caraibi, USA, Africa, Spagna e di nuovo in Italia. Feci l’animatore, il venditore, il giardiniere, muratore, aggiusta tutto, aprii ditte e tornai anche in un’altra fabbrica.

Dopo 10 anni, qualche nazione visitata e parecchi lavori cambiati, c’è una cosa che ho imparato.

Il lavoro perfetto non esiste

Oggi mi trovo qua al computer a scrivere e devo dire che dopo tante esperienze sono arrivato a fare un lavoro che mi piace e che intendo portare avanti quanto più a lungo, ma purtroppo devo dire di non essere ancora contento.

Seppur possa lavorare da qualunque parte del mondo, con i miei orari e nei miei termini…. si, non sono ancora contento.

Molte volte guardo il giardiniere che taglia la siepe sotto casa mia e penso a quanto sarebbe leggero lavorare ancora una volta alla siepe.

Guardo il postino che gira per le case e vede sempre gente nuova.

Insomma… non sono mai contento.

La mente non è mai contenta

Questa è la verità. La nostra mente non è mai contenta. Per questo motivo il lavoro perfetto non arriverà mai.

Vedi, la mente è come un coltello (come dice sadhguru). Per conoscere il mondo, non fa altro che vivisezionarlo, analizzandolo in ogni minimo dettaglio.

Questo è quello che facciamo con la nostra vita, con le relazioni e in questo caso, con il nostro lavoro.

Appena veniamo impiegati in un nuovo lavoro, questo è eccitante, è nuovo e vibra di energia fresca che ci da l’impressione di avere finalmente trovato il lavoro perfetto. Ma come sai bene, questa sensazione dura ben poco.

Ben presto ci troviamo davanti alla solita noia, alla ripetizione, qualunque sia il lavoro che stiamo facendo.

Lavorare da “oltre la mente”

Qual’è la soluzione quindi?

Beh, sappiamo ormai che la nostra mente analizza e scansiona ogni parte di un lavoro, facendolo diventare insopportabile quasi subito, perciò il nostro compito è quello di ricercare in noi quella sensazione di “oltre la mente”.

Dobbiamo cioè diventare consapevoli ed interiorizzare il fatto che per quanto rimarremo in vita, la nostra mente desidererà sempre qualcosa di “migliore”.

Ma “migliore” per chi? Ovviamente questo migliore è relativo a qualcosa. Per molti di noi è relativo a quello che la società ci dice essere un lavoro migliore. Potrebbe essere pagato meglio, potrebbe avere orari migliori oppure potrebbe farci sentire migliore di qualcuno, magari di un amico o di un familiare.

Vedi quanto sia sempre tutto relativo a qualcosa o a qualcuno. 

Il lavoro migliore è un illusione

La verità è che il lavoro perfetto non esiste e nessun lavoro ti renderà felice. 

Lo so che è dura da leggere questa frase, ma è giusto che tu lo sappia, cosi da risparmiarti anni di inutili sofferenze.

Sappi che qualunque lavoro deciderai di fare, avrà i suoi pro ed i suoi contro. Ci saranno momenti nei quali ti chiederai perché mai iniziasti quel lavoro e momenti nei quali vorrai cambiare tutto.

Per questo motivo scrivo questo articolo oggi. Voglio che tu faccia sapere a te stesso di non poter vincere.

A questo punto ti chiederai: ma allora mi devo accontentare del lavoro che ho oggi?

Non accontentarti del tuo lavoro

Assolutamente no. Non ti devi accontentare del lavoro che hai attualmente. La tua voglia di portare del valore del mondo, le tue ambizioni ed i tuoi ideali sono assolutamente fantastici e dovresti continuare a perseguire i tuoi obiettivi.

Continua a cercare il lavoro perfetto, continua a cercare un lavoro migliore dell’attuale, dove puoi guadagnare di più, dove puoi portare più consapevolezza nel mondo e dove ti senti più in linea con quello che senti di poter fare in questa vita, con i tuoi talenti e le tue abilità.

Ma se c’è una cosa che ti puoi portare a casa dopo aver letto questo articolo, è questa: ricorda solamente che tu non sei il tuo lavoro!

Tu non sei il tuo lavoro

Che cosa porta la sofferenza? Non il lavoro di per se, ma il nostro attaccamento al lavoro che facciamo, alla posizione che ricopriamo, al nostro stipendio, all’orario lavorativo, alle persone che lavorano con noi.

Tutte illusioni della mente che possiamo lasciare andare.

Qui risiede il segreto della vita: agisci nel mondo, sii ambizioso e poniti grandi obiettivi, ma ricordati che tu non sei quegli obiettivi.

Per esempio, Nisargadatta Maharaj si illuminò mentre lavorava da tabaccaio. Mentre vendeva sigarette lavorava su di sé per aprire il suo cuore alla consapevolezza di essere un sé ben oltre la propria mente. Cosi in qualche anno raggiunse l’illuminazione e la gioia esistenziale seppur vendette solo sigarette e fiammiferi.

Perchè ti dico questo?

Vedi, nella vita quello che ci frega non è tanto ciò che facciamo, dove siamo e con chi siamo, ma quanto ci crediamo queste cose, quanto siamo convinti di essere ciò che facciamo, dove siamo e con chi siamo.

Non identificarti col tuo lavoro

Il tuo lavoro è la tua danza. Quando balli una canzone, tu sai di non essere quella canzone, seppur ti stia impegnando a ballarla bene.

Il lavoro funziona allo stesso modo.

Cimentati in nuovi lavori, inventa nuovi metodi per esprimere te stesso e per portare il tuo messaggio in giro per il mondo. Io lo faccio con il mio videocorso e anche tu hai il dovere di sviluppare tutte quelle qualità che ti consentiranno di creare il tuo lavoro ideale allo stesso modo.

La ricerca della perfezione è tutto ciò che porta brio nella vita. L’aspirare al meglio, alla bellezza, alla ricerca del valore, sviluppando nuovi prodotti o servizi è un atto nobilissimo nella vita di chiunque ed il mio consiglio è quello di continuare su questa strada.

Allo stesso modo, ricordati che tu non sei ciò che fai. Tu non sei il tuo lavoro ed il tuo lavoro, per quanto nobile potrà portarti appagamento, sicurezza e qualità di vita, che sono obiettivi importantissimi.

Tuttavia…

Il tuo lavoro non ti renderà felice

Esatto.

[ttshare]La felicità si trova in ciò che sei e non in quello che fai.[/ttshare]

Per vivere felice devi impegnarti in un lavoro di apertura del tuo cuore e non in un lavoro mentale. Deve essere uno sforzo di visione delle cose, un gioco di energia, sensazioni che arrivano da dentro, da una tua comprensione profonda del mondo che ti circonda, metabolizzando la tua personalità come mera illusione, come una struttura inconsistente che seppur appaia reale, in realtà è pura costruzione artificiale.

Per finire…

Lavora con passione, con impegno, con determinazione, pazienza, perseveranza e pratica per portare nel mondo il tuo messaggio, per ballare la tua danza.

Fai di te un grande lavoratore che sviluppa nuovi prodotti, servizi o che nobilmente lavora per donare il proprio servizio all’umanità, in qualunque modo tu riesca.

Ma ricorda… la felicità deriva dal non identificarsi con tutto questo. Deriva dal sentirsi disidentificato da tutto quello che crediamo di noi stessi e dal nostro lavoro. 

Sii una persona felice, prima di essere una persona di successo e la tua vita sarà lunga e gioiosa.

Lunga vita al sé!

 

Un abbraccio

Devid.

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